ROMA, 18 GIUGNO 2009 – La distinzione fra scuola pubblica (comprensiva anche del servizio pubblico offerto dalle scuole paritarie) e scuola statale ha consentito col tempo di superarie barriere ideologiche, arginando quella che Redi Sante Di Pol, presidente della FISM – Federazione italiana scuole materne, definisce una “deriva statalista”. Molti gli ostacoli. Purtroppo, osserva Di Pol, “ancora oggi alcune amministrazioni comunali, per scelte ideologiche o per irresponsabili finalità elettorali, negano o interrompono la convenzione con la scuola paritaria”. D’altra parte capita anche che parroci o amministratori cattolici “di fronte a difficoltà economiche, a volte non insormontabili, hanno deciso di chiudere la scuola parrocchiale o le scuole di cui erano presidenti o amministratori”. Per mons. Vincenzo Zani, sottosegretario alla Congregazione per l’educazione cattolica, accanto al ruolo decisivo della famiglia nell’educazione, lo Stato ha il dovere di promuovere un approccio interculturale attento al rispetto della dimensione religiosa, per favorire la coesione sociale e il bene comune. La Congregazione sta peraltro elaborando un libro bianco sulle esperienze interculturali e ha chiesto alla FISM di segnalare quelle da essa messe in opera.
SCUOLA, NON SOLO “STATALE” VUOL DIRE PUBBLICO. LIBRO BIANCO SU ESPERIENZE INTERCULTURALI (2)
ROMA, 18 GIUGNO 2009 – Per Gianfranco Garancini, docente di storia del diritto dell’ateneo di Milano, quando si è tradotta in legge la riflessione sulla parità, si è scritto esplicitamente nel nostro ordinamento che, a partire dalla scuola per l’infanzia, anche le scuole non statali partecipano al sistema nazionale di istruzione, facendo entrare nel nostro ordinamento il concetto di servizio formativo e di servizio di istruzione. Oggi, avverte Giuseppe Dalla Torre, magnifico rettore della Lumsa, è necessario un incremento dello sforzo culturale “guardandosi dagli opposti pericoli di una sussidiarietà intesa come dipendenza dallo Stato e di una cultura del business e della mera concorrenza nella prestazione di servizi educativi”. Va riconosciuto intanto alla FISM, secondo l’avvocato Giuseppe Totaro che ne è stato primo segretario, di avere contributo a far diventare dato culturale comunemente diffuso che “un servizio pubblico è tale anche se la sua gestione non è riconducibile ad un ente pubblico o allo Stato”. Anche con un risparmio di risorse notevole: la spesa pubblica per allievo nelle scuole statali per l’infanzia è di 6116 euro, mentre la spesa dello Stato per ciascun studente di scuola non statale è di 584 euro. “Noi – chiosa don Aldo Basso, consulente ecclesiastico nazionale della FISM – raccogliamo senz’altro l’invito che ci viene dal Papa e dai vescovi per continuare con rinnovato impegno il servizio educativo a favore dei bambini e delle famiglie che si rivolgono alle scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana”. Non poteva mancare nel confronto al congresso FISM un riferimento al violentissimo terremoto dello scorso 6 aprile che ha reso inagibili oltre venti scuole della FISM. Attraverso una raccolta fondi, chiedendo la massima collaborazione delle FISM regionali e provinciali, oltre a contributi più generali di sostegno alla popolazione colpita, è stato attivato anche un intervento mirato di ricostruzione di alcune scuole dell’infanzia abruzzesi, a partire dalla messa a disposizione di strutture di emergenza per la ripresa, a breve, dell’attività educativa.