Roma, 28 novembre 2010 – “Per i bambini – afferma Marco Ubbiali docente dell’Università di Bergamo – le differenze non sono importanti: vivono insieme e scoprono il mondo insieme “. Nella scuola dell’infanzia Don Luigi Palazzolo di Bergamo, scuola in centro città che ha avuto negli anni anche la presenza di bambini stranieri pari al 50% del totale, l’educazione interculturale è la normalità: i bambini di lingua, colore della pelle, religione, cultura diverse sono tanti e non si può trattarli come casi speciali. “Il nostro progetto educativo, cristianamente ispirato – racconta un’insegnante della scuola – non viene annacquato dall’incontro con le diverse culture, anzi: si rafforza come l’identità che entra in dialogo ed è chiamata a ripensare se stessa. Si celebrano le feste cristiane, ma si conoscono anche le festività delle altre religioni e il loro modo diverso di pregare, così come le abitudini alimentari, la comunicazione e la lingua. “.
“ Nelle scuole dell’infanzia paritarie Fism di Trento – riferisce Silvia Cavalloro , responsabile dei servizi pedagogici della Fism di Trento – l’attività educativa è centrata sul tema della cittadinanza: nella scuola famiglie native del luogo e famiglie migranti hanno l’opportunità di incontrarsi, conoscersi e condividere la comune esperienza di essere genitori. Si realizza così la tessitura di un intreccio di relazioni che possa dare “parola” e “voce” all’esperienza di incontro con una diversa cultura, incontro che non è solo dei bambini, ma di tutta la famiglia e non riguarda unicamente la scuola, ma tutto il contesto in cui la scuola è inserita e di cui è espressione “. Lingue diverse, dunque, abitano queste scuole dell’infanzia che hanno trovato possibilità di espressione e riconoscimento attraverso strategie didattiche e comunicative, come l’uso delle immagini e la traduzione in varie lingue del menù del giorno o di una storia proposta dalle insegnanti ai bambini e tradotta in più lingue madri perché le famiglie possano conoscerla e diventare loro stessi dei narratori.